Detenuti al 41 bis nel carcere di Uta: contro il pericolo di infiltrazioni mafiose arriva la richiesta di un tavolo con il ministro Nordio

Ieri sera sala consiliare gremita per fare il punto su una situazione che genera grande preoccupazione

Data:

02 dicembre 2025

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E’ stata un’assemblea partecipatissima, che ha visto l’aula consiliare gremita, quella convocata ieri pomeriggio dall’amministrazione comunale di Uta per discutere sull’impatto che potrebbe avere nel territorio l’arrivo nel carcere “Ettore Scalas” di una novantina detenuti sottoposti al regime dell’articolo 41 bis, in gran parte mafiosi.

“Non si possono non considerare i legittimi timori derivanti dal pericolo di infiltrazioni mafiose in un tessuto sociale fragile come quello della nostra isola – ha detto in apertura dei lavori il sindaco di Uta, Giacomo Porcu- Non ne facciamo una battaglia di colore politico, ma una battaglia dell’intera Sardegna e per questo chiediamo l’apertura di un tavolo che sia preventivo a ogni scelta così da prevedere strumenti compensativi in termini di servizi e lavoro”.

Maria Cristina Ornano, presidente del Tribunale di sorveglianza di Cagliari, ha parlato di un “sovraffollamento effettivo delle carceri sarde” con la presenza, in quello di Uta, di circa 200 detenuti in più. Non solo: “C’è un rapporto squilibrato tra detenuti in Sardegna e popolazione residente: in Veneto c’è un detenuto ogni 1377 residenti, in Sardegna uno ogni 670”. L’arrivo di detenuti al 41 bis comporterebbe ulteriori criticità con ricadute sugli uffici di sorveglianza, sulla sanità regionale e il concreto “rischio di infiltrazioni mafiose nelle comunità riceventi”.

Preoccupazione ha manifestato anche la presidente della Regione, Alessandra Todde: “Da sempre sono consapevole di cosa significhi ospitare detenuti che si portano dietro famiglie, schemi e la manovalanza della popolazione carceraria in procinto di uscire. A settembre abbiamo incontrato il ministro Nordio che ci ha assicurato come nessun tipo di misura sarebbe stato adottato senza l’accordo con la Regione. Ma ora sono preoccupata e sarà mia cura chiedere chiarimenti”.

Irene Testa, garante regionale dei detenuti, propone di arrivare a una mediazione: “Occorrerebbe preparare un documento comune in cui chiedere di rivedere alcuni aspetti, come una ridistribuzione dei detenuti in altre regioni, da presentare al ministro in un nuovo incontro”. Preoccupazione è emersa anche dalle parole dell’ex vice questore Antonello Caria: spiegando come i recenti assalti ai portavalori eseguiti con “tecniche paramilitari tipiche di gruppi pugliesi” mostrino che infiltrazioni mafiose nell’isola esistano già, ha ribadito che “non si può e non si deve chiedere al territorio un ulteriore impegno e carico di lavoro senza che vi sia un adeguato supporto”.

All’incontro di ieri hanno partecipato anche il vicepresidente del Consiglio regionale, Giuseppe Frau, il sindaco della Città metropolitana di Cagliari, Massimo Zedda, il presidente dell’Ordine degli avvocati di Cagliari, Matteo Pinna, parlamentari e consiglieri regionali sardi, sindaci, sindache e rappresentanti dei diversi territori, esponenti delle forze dell’ordine.

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Pagina aggiornata il 02/12/2025